Giordano Bruno e la Magia

Pubblicato il 10 settembre 2025 alle ore 13:15

Giordano Bruno e la magia: il pensiero e il De Magia

Introduzione

Giordano Bruno (1548–1600), filosofo nolano, è noto soprattutto per le sue idee sull’infinità dell’universo e sulla molteplicità dei mondi. Tuttavia, un aspetto centrale e meno divulgato del suo pensiero riguarda la magia. Nei suoi scritti latini, tra cui il De Magia e il Theses de Magia, Bruno elabora una visione della magia come scienza universale dell’anima e della natura, lontana tanto dalla superstizione quanto dalla riduzione a mera tecnica occulta. Per lui, il mago è un sapiente che riconosce le corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo, e che sa orientare le forze naturali e spirituali secondo un ordine superiore.


La magia nel pensiero di Bruno

Bruno vive in un’epoca di passaggio, in cui il Rinascimento ermetico, alimentato dalla riscoperta del Corpus Hermeticum e dei testi neoplatonici, si intreccia con la nascente scienza moderna.

Per Bruno, la magia non è un’arte marginale o deviante, ma la forma più alta di conoscenza, superiore alla filosofia e persino alla religione istituzionale. Essa si fonda su alcuni principi cardine:

  1. Il mondo come unità vivente
    L’universo è un organismo infinito animato da un’anima del mondo (anima mundi). Ogni cosa partecipa a questa vita universale, e dunque il mago può stabilire rapporti e influenze tra i vari livelli della realtà.

  2. La corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo
    L’essere umano è un’immagine in piccolo dell’universo: comprendendo le leggi del cosmo, può agire su di sé e viceversa.

  3. La centralità delle immagini e dei simboli
    Nella pratica magica bruniana un ruolo decisivo spetta alla memoria artificiale e all’immaginazione: il mago costruisce immagini, sigilli e figure mentali capaci di ordinare il pensiero e di attrarre energie sottili.

  4. Magia come amore
    Bruno insiste sul legame tra magia ed eros: l’attrazione universale che muove le cose non è altro che amore, la forza che unisce e trasforma.


Il De Magia

Il trattato De Magia, composto probabilmente tra il 1588 e il 1590, fa parte del cosiddetto ciclo dei dialoghi latini di Londra. In esso, Bruno distingue diversi tipi di magia, con l’intento di separare la vera magia filosofica da pratiche superstiziose o demonologiche.

  • Magia naturale: riguarda la conoscenza delle virtù occulte delle cose, delle loro proprietà e interazioni. È una scienza sperimentale che indaga la natura nei suoi aspetti più sottili.
  • Magia matematica: concerne l’uso di numeri, proporzioni, figure geometriche e armonie, che riflettono le strutture dell’universo.
  • Magia divina o teurgica: la più alta forma di magia, attraverso cui l’uomo si accorda con il principio divino, non tramite riti superstiziosi, ma tramite elevazione intellettuale e contemplativa.

Bruno sottolinea che il mago non opera contro natura, ma con la natura: il suo compito è intensificarne le potenze, orientandole in modo armonico. Questo lo distingue dalla demonologia cristiana, che vedeva nella magia una forma di alleanza col maligno.


Il mago come sapiente

Nel De Magia e in altri testi (come il De vinculis in genere), il mago è descritto come colui che sa creare vincoli (vincula) tra le cose e gli esseri, manipolando passioni, immagini e simboli. Non è dunque un illusionista, ma un regista delle forze invisibili che regolano il mondo.

In questa prospettiva, il mago è vicino al filosofo e al poeta: tutti e tre si servono della potenza creativa dell’immaginazione e dell’intelletto.


Magia, religione e condanna

Per Bruno la magia non era contraria alla religione autentica, ma lo diventava rispetto all’ortodossia ecclesiastica, perché implicava un rapporto diretto con il divino, senza mediazioni istituzionali. Ciò contribuì ad alimentare il sospetto e, in parte, la sua condanna.

È significativo che Bruno non abiurò mai alla sua concezione della magia, neppure davanti all’Inquisizione. Per lui, il mago incarnava la figura del libero ricercatore, che osa conoscere e trasformare il mondo senza sottostare a dogmi.


Attualità del pensiero magico bruniano

Oggi il termine “magia” evoca spesso superstizione o intrattenimento, ma nel pensiero di Bruno conserva un significato filosofico e simbolico di grande attualità:

  • come visione ecologica del cosmo, inteso come organismo vivente;
  • come riflessione sul potere delle immagini e dei linguaggi simbolici;
  • come intuizione di un sapere che unisce scienza, arte e spiritualità.

Conclusione

Il De Magia di Giordano Bruno non è un manuale di incantesimi, ma un manifesto filosofico che rilegge la magia come sapere totale: scienza delle corrispondenze universali, linguaggio della natura e via di elevazione spirituale. In un’epoca di fratture tra fede e ragione, Bruno affermò con coraggio che il mondo è animato da una forza infinita e che l’uomo, con il potere dell’intelletto e dell’immaginazione, può parteciparvi attivamente.

Il suo rogo a Campo de’ Fiori non ha spento questa visione: anzi, ha consegnato alla memoria culturale europea l’immagine di un pensatore che osò difendere la magia come filosofia dell’infinito

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