La Magia nella Bibbia e nelle religioni abramitiche

Pubblicato il 21 settembre 2025 alle ore 16:12

Con l’avvento delle religioni monoteistiche – ebraismo, cristianesimo e islam – la magia conosce una trasformazione radicale. Se nelle civiltà antiche era parte integrante del tessuto religioso, nel contesto delle fedi abramitiche essa diventa progressivamente oggetto di sospetto, condanna e repressione. Eppure, paradossalmente, molti elementi magici sopravvivono all’interno delle stesse tradizioni religiose, assumendo forme nuove e spesso ambigue.

La Bibbia e l’ambiguità della magia

Nell’Antico Testamento la magia è spesso condannata con durezza. In Deuteronomio (18, 10-12) si proibiscono pratiche come la divinazione, l’astrologia, la necromanzia, considerate abominazioni agli occhi di Dio. L’episodio della maga di Endor (1 Samuele 28), che evoca lo spirito di Samuele per Saul, illustra bene questa tensione: l’atto è proibito, ma la narrazione riconosce la sua efficacia.

La condanna biblica nasce da un principio teologico: il potere appartiene a Dio soltanto. Cercare di controllare il destino attraverso incantesimi o oracoli equivale a un atto di ribellione, una forma di idolatria.

Magia e miracolo: un confine sottile

Nonostante le condanne, la distinzione tra magia e religione rimane sottile. Molti gesti che oggi potremmo definire “magici” compaiono anche nei testi sacri: bastoni che si trasformano in serpenti, acque che si dividono, malattie guarite con gesti simbolici. La differenza, agli occhi dei credenti, non sta nell’atto, ma nella fonte del potere: se proviene da Dio, è miracolo; se da forze umane o demoniache, è magia proibita.

Cristianesimo e demonizzazione della magia

Con il cristianesimo, la condanna della magia si intensifica. I Padri della Chiesa vedono nella magia l’opera del demonio, in contrasto con la vera fede. Origene e Agostino distinguono tra miracoli divini e prodigi magici, attribuendo questi ultimi a spiriti malvagi.

Tuttavia, anche nel cristianesimo sopravvivono pratiche che sfiorano l’ambito magico: reliquie considerate miracolose, formule di esorcismo, benedizioni apotropaiche. La religione ufficiale condanna la magia, ma la pietà popolare continua a cercare protezione attraverso oggetti, parole e riti che hanno spesso radici magiche.

Islam e il Corano

Il Corano riconosce l’esistenza della magia (sihr) e degli spiriti (jinn), ma condanna severamente chi la pratica per scopi ingannevoli o malvagi (sura 2, 102). Allo stesso tempo, l’Islam sviluppa una tradizione ricchissima di formule protettive, amuleti con versetti coranici, pratiche di guarigione spirituale.

Anche qui, il confine è sottile: ciò che si radica nella parola di Dio è lecito, ciò che si affida a forze estranee diventa proibito.

Ebraismo rabbinico e cabala

Nell’ebraismo rabbinico, la magia viene regolata e in parte assimilata. Mentre la Bibbia la condanna, la tradizione successiva sviluppa pratiche mistiche e cabbalistiche che hanno spesso carattere magico: meditazioni sui nomi divini, uso delle lettere ebraiche come strumenti di potere, creazione di figure leggendarie come il Golem.

Qui emerge un fenomeno interessante: la magia “trasformata” in mistica, ossia in un percorso spirituale che si presenta come ricerca dell’unione con Dio, ma che conserva molti tratti operativi della magia antica.

Continuità e tensioni

Nelle religioni abramitiche, la magia è dunque allo stesso tempo:

• condannata, perché percepita come usurpazione del potere divino;

• riassorbita, in forme di pietà popolare, mistica o rituale;

• trasformata, in miracolo o in atto sacro quando legata alla volontà di Dio.

Questa tensione accompagnerà tutta la storia dell’Occidente: la magia sarà continuamente combattuta e al tempo stesso perpetuata sotto nuove vesti.

Conclusione

Il rapporto delle religioni abramitiche con la magia è segnato da un’ambivalenza profonda: da un lato condanna e repressione, dall’altro assimilazione e trasformazione. Questa ambiguità non solo definisce il destino della magia nel Medioevo, ma ne segna anche la percezione fino ai giorni nostri: la magia come sapere proibito, ma mai del tutto cancellato, sempre in dialogo e in conflitto con la fede religiosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

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