
La Donna Scarlatta: il volto di Babalon nell’opera di Aleister Crowley
Nell’universo simbolico di Aleister Crowley, la figura della Donna Scarlatta occupa un posto centrale, tanto sul piano archetipico quanto su quello pratico-rituale. Non si tratta di una semplice “compagna del mago”, ma della manifestazione vivente della dea Babalon, il principio cosmico del desiderio, della forza creatrice e della libertà assoluta.
Origini bibliche e inversione thelemica
Il termine “Donna Scarlatta” richiama l’Apocalisse di Giovanni, dove appare la donna vestita di porpora e scarlatto, associata a Babilonia e condannata come incarnazione del vizio e della corruzione. Crowley, fedele alla sua arte di ribaltare i valori morali cristiani, ne offre un’interpretazione radicalmente diversa: quella stessa figura non è simbolo di peccato, ma di potere sacro e trasformazione spirituale.
Archetipo e incarnazione
La Donna Scarlatta è, per Crowley, una forza archetipica universale e, al contempo, una presenza tangibile che può incarnarsi in donne reali.
- Come archetipo, rappresenta la potenza erotica come via iniziatica, il sangue come sostanza sacra, e la dissoluzione delle catene morali che imprigionano lo spirito.
- Come incarnazione, è la compagna rituale del mago, la “sacerdotessa” che, attraverso il rito e la magia sessuale, diviene veicolo di contatto con il divino.
Le Donne Scarlatte di Crowley
Nel corso della sua vita, Crowley riconobbe diverse Donne Scarlatte tra le sue partner e collaboratrici:
- Rose Edith Kelly, tramite la quale fu ricevuto il Liber AL vel Legis, testo fondativo di Thelema.
- Leah Hirsig, che si autodefinì “la Donna Scarlatta” e divenne il suo più potente contraltare magico.
- Altre compagne effimere, tutte viste come manifestazioni temporanee della stessa energia archetipica.
Ognuna di loro non era solo amante o musa, ma una porta d’accesso: senza la Donna Scarlatta, il mago rimane incompleto, incapace di compiere l’Opera.
La Donna Scarlatta come via di liberazione
Nella visione thelemica, la Donna Scarlatta non è peccato, ma sacrificio e potere:
- È colei che offre il proprio “Calice” – simbolo di corpo, anima ed energia vitale – affinché il mago possa bere e trasformarsi.
- È il volto terreno di Babalon, la Madre Scarlatta, che accoglie e dissolve, liberando l’individuo dal falso sé e conducendolo verso il Vero Volere (Thelema).
- È l’eco di un principio eterno: la femminilità sacra che non si limita a generare vita biologica, ma partorisce mondi interiori e stati di coscienza.
Conclusione
La Donna Scarlatta, così come definita da Crowley, è un enigma che vive tra mito e realtà. È donna e dea, archetipo e presenza incarnata. È la forza che, abbracciando il desiderio e il mistero, trasforma la sessualità in rito, l’amore in magia e la vita in un cammino verso l’assoluto.
Nell’immaginario di Crowley, la Donna Scarlatta non è mai stata solo un personaggio, ma un richiamo eterno: un invito a vedere nel femminile non un oggetto di condanna, ma la chiave del divino.
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