
Il Duat - l'aldilà secondo il mito egizio
Vorrei riflettere - e far riflettere - sull'importanza dell'aldilà e della morte per il mito egizio. Considerando il fatto che siamo stati molto influenzati dalla cultura dell'antico Egitto, dovremmo tutti essere più interessati alla storia di questa civiltà. Gli egizi erano quasi ossessionati dalla morte e dalla vita dopo la morte. Loro erano probabilmente i più preparati sull'argomento di sempre, molto più di noi sicuramente. Presentare tutte le informazioni su questo argomento in un semplice articolo è assolutamente impossibile, quindi mi limito a diffondere le informazioni più importanti sull'aldilà secondo il mito egizio.
L'oltretomba era chiamato Duat, parola che si indicava con i seguenti geroglifici:
𓇼𓄿𓏏𓉐
Il disegno più antico del Duat vede una stella posta al centro di un cerchio. Questo perché in origine l'aldilà era collocato nei cieli. Hai mai pensato infatti all'origine dell'espressione "tornare alla propria stella"? Io mi sono sempre chiesto il significato di questa frase che ho sentito per la prima volta in un film famoso, ossia Dragonheart. Il drago protagonista dice al suo diletto che, dopo la sua dipartita, sarebbe tornato alla sua stella. Questa frase è rimasta scolpita nel mio cuore. E credo oggi di aver capito finalmente il suo significato.
La parte del defunto che andava nel Duat era chiamata Ba, parola che possiamo intendere come "anima". Il Ba era l'essenza dell'uomo, la sua personalità più profonda. Diverso era il Ka, che potremmo chiamare "spirito", e che rappresentava la forza vitale dell'uomo. Il Ka, dopo la morte, rimaneva presso il defunto; il Ba accedeva al Duat.
Il dio per eccellenza che poteva essere considerato Sovrano del Duat era Anubi (questo molto prima dell'affermazione del mito di Osiride). Ho scritto un articolo dedicato a questo dio, quindi ti rimando alla sua lettura.
Anubi era il signore della necropoli e l'imbalsamatore per eccellenza. Mi sembra inutile ricordare che gli Egizi praticavano la mummificazione (lo sanno anche i bambini). Anubi presiedeva inoltre ad un rituale fondamentale: la pesatura del cuore. Questa cerimonia si teneva per valutare se l'anima del defunto fosse giusta o meno. Anubi posava il cuore del defunto su un piatto di una bilancia e sull'altro poneva la piuma di Maat, personificazione della Giustizia e Verità. Se il cuore bilanciava la piuma, l'anima era giusta; in caso contrario, il cuore veniva dato in pasto a un mostro e il defunto non accedeva al Duat.
In conclusione, possiamo affermare che gli Egizi ritenevano che dopo la morte ci fosse ancora una vita. Oggi poche persone continuano a pensarlo e secondo me dovremmo considerare meglio l'antica scienza sacra. I nostri scienziati sono diventati molto presuntuosi, tanto da toglierci persino la consapevolezza della vita nell'aldilà. Se vuoi credere di essere una semplice macchina biologica che un giorno si spegnerà e sarà distrutta, sei libero/a di farlo. Io mi oppongo con fermezza a tale credenza. Ti ricordo dunque la frase del grande Goethe: "Quelli che non sperano in un'altra vita sono morti persino in questa."
Aggiungi commento
Commenti