Crowley e la Cabala Mistica

Pubblicato il 10 settembre 2025 alle ore 16:20

Aleister Crowley e la Cabala Mistica: la Scienza delle Dieci Sefirot

Prima di proclamarsi “Grande Bestia 666” e fondatore del Thelema, Aleister Crowley fu un instancabile esploratore dei linguaggi occulti. Tra tutti, la Cabala ebraica occupò un posto centrale: per lui non era soltanto una tradizione mistica, ma la vera mappa segreta dell’universo e della coscienza.

L’apprendistato nell’Alba Dorata

Crowley ricevette i primi insegnamenti cabalistici nell’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata, dove l’Albero della Vita era la spina dorsale di ogni rituale. Qui imparò che le Dieci Sefirot non erano concetti astratti, ma stazioni iniziatiche: poteri e stati dell’essere da conquistare.

“La Cabala è la matematica della mente, la geometria dello spirito, l’aritmetica del destino.”
(Introduzione a 777)

Per lui, non c’era magia senza Cabala.

La Cabala come linguaggio cosmico

Crowley vide nell’antica dottrina ebraica un alfabeto universale capace di connettere i mondi. Nel suo celebre 777 and Other Qabalistic Writings, compose tabelle monumentali dove le Sefirot si intrecciavano con pianeti, divinità, tarocchi e alfabeti sacri.

“Ogni simbolo è connesso con ogni altro simbolo, e nessuno può essere compreso appieno senza la conoscenza di tutti.”
(777, Tavola delle corrispondenze)

Così la Cabala diventava la chiave per interpretare l’invisibile.

Il viaggio attraverso l’Albero della Vita

Nelle sue meditazioni, Crowley descriveva l’ascesa lungo i sentieri dell’Albero come un’opera alchemica interiore:

  • da Malkuth, il Regno della materia,
  • a Yesod, il Fondamento delle visioni,
  • passando per Tipheret, il Sole e il cuore del Sé,
  • fino a Kether, la Corona ineffabile.

Ogni tappa era una soglia da varcare, un simbolo da incarnare.

“L’Albero della Vita è il diagramma dell’universo e dell’anima: percorrerlo è riscoprire il proprio volto eterno.”
(Commento a 777)

La fusione con il Thelema

Quando annunciò la legge del Thelema, Crowley non abbandonò la Cabala: la trasfigurò. Ogni sefirah, per lui, divenne il riflesso della Vera Volontà di ciascun individuo. Non più una gerarchia immobile, ma un organismo vivo che vibrava in armonia con l’Eone di Horus.

“Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge. Ogni uomo e ogni donna è una stella.”
(Liber AL vel Legis, I:40, I:3)

La Cabala diventava così la mappa celeste di quell’universo di stelle.

L’eredità cabalistica

Alcuni lo accusarono di aver profanato la tradizione ebraica, altri lo venerarono come un rivelatore. Ma resta il fatto che chiunque oggi esplori la Cabala occidentale deve confrontarsi con le sue tabelle, i suoi commenti, le sue interpretazioni ardite.

Conclusione

Per Aleister Crowley, la Cabala non fu una semplice disciplina: fu l’ossatura stessa del suo cammino. Egli vi riconobbe il ponte che collega materia e spirito, uomo e divino. Senza quell’albero sacro, la sua magia sarebbe rimasta priva di radici; con esso, trovò il linguaggio segreto per incarnare la sua visione di un nuovo eone.

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