
Il Bafometto di Eliphas Levi è una delle icone più misteriose e dense di significato dell’esoterismo occidentale. Non è un idolo, né un demone, ma un sigillo di sintesi, un’immagine che racchiude in sé le polarità dell’universo. La figura ermafrodita, metà uomo e metà bestia, con le ali e il volto caprino, è un enigma che parla per simboli, un invito a penetrare il velo delle apparenze e a contemplare l’unità che si cela dietro l’antagonismo delle forze.
Il suo gesto, con una mano rivolta verso l’alto e l’altra verso il basso, è l’antico assioma ermetico: ciò che è in alto è come ciò che è in basso, ciò che è in basso è come ciò che è in alto. Nel corpo del Bafometto convivono il maschile e il femminile, la luce e l’ombra, la creazione e la distruzione. È la raffigurazione della natura stessa, che non conosce giudizio morale ma soltanto il flusso eterno delle trasformazioni.
Le corna della capra, emblema di vitalità istintiva, si fondono con la fiamma che sorge dal capo, simbolo della coscienza illuminata. La materia e lo spirito, l’animalità e l’intelletto, trovano un punto di equilibrio che non cancella il conflitto ma lo sublima. Sul ventre, il caduceo rappresenta l’energia serpentina che si avvolge e risale, la forza vitale che, domata e diretta, conduce all’elevazione.
Il Bafometto è anche un monito: chi lo guarda superficialmente vede solo la mostruosità, chi osa contemplarlo con occhio iniziatico scorge la verità dell’unità. Per questo Levi lo ha scolpito nella memoria dell’occultismo moderno come il “mistero dei misteri”, l’immagine del Tutto che non può essere separato senza perdere il senso. È la chiave che apre alla comprensione che il bene e il male non sono opposti assoluti, ma aspetti necessari di una stessa danza cosmica.
Così l’icona, tanto temuta quanto fraintesa, non è l’effigie del male ma il simbolo dell’integrazione. Nel suo silenzio ieratico, il Bafometto ricorda che l’iniziazione non consiste nel fuggire le tenebre per abbracciare la luce, ma nel riconoscerle entrambe come parti di un unico respiro. È il sigillo dell’equilibrio, l’ombra che custodisce la fiamma, la carne che non è negazione dello spirito ma sua manifestazione.
Aggiungi commento
Commenti