Magia nera, bianca o rossa?

Pubblicato il 10 settembre 2025 alle ore 18:12

Magia nera, bianca o rossa? Illusione delle categorie e unità del potere

Nel linguaggio comune si parla spesso di magia nera, associata al male e alla distruzione; di magia bianca, legata al bene e alla guarigione; e persino di magia rossa, connessa all’amore e alle passioni. Queste distinzioni hanno avuto un ruolo didattico e simbolico nelle scuole esoteriche, aiutando l’iniziato a comprendere le diverse sfaccettature dell’energia.

Tuttavia, dal punto di vista iniziatico, tali categorie sono semplificazioni. La magia non è un’entità suddivisa in compartimenti stagni: è una sola forza, che assume colori e volti differenti a seconda dell’intenzione, della coscienza e della maturità spirituale di chi la utilizza.


Il consiglio dell’Ordo Signorum

Secondo l’insegnamento dell’Ordo Signorum, queste etichette vanno considerate solo a livello teorico, come strumenti pedagogici. All’atto pratico, infatti, non esistono nette separazioni tra bianco, nero o rosso: ogni atto magico contiene in sé la possibilità di guarire e di ferire, di elevare e di degradare.

La forza magica è neutra; ciò che la qualifica è la coscienza. Non è il rito in sé a essere bianco o nero, ma l’intenzione dell’operatore, il suo grado di consapevolezza e il fine verso cui dirige l’energia.


La magia come specchio dell’anima

Parlare di magia bianca o nera è quindi parlare di stati interiori:

  • La “magia nera” è il riflesso delle ombre, dell’egoismo e della volontà di dominio.
  • La “magia bianca” rappresenta la tensione verso il bene, la guarigione e la luce.
  • La “magia rossa” richiama l’eros, la vitalità e il fuoco della trasformazione.

Ma in realtà, in ogni atto magico queste correnti possono intrecciarsi, perché l’anima umana è essa stessa un mosaico di luce e ombra, eros e spirito.


Conclusione

L’alchimista e il mago non dovrebbero dunque perdersi nelle etichette, ma ricordare che la magia è una via di responsabilità. Ciò che davvero conta non è il colore che attribuiamo al rito, ma la purezza dell’intenzione e la capacità di armonizzare le forze dentro di sé.

Come ricorda l’Ordo Signorum: «Non vi è magia bianca, nera o rossa, ma soltanto l’opera dell’uomo che, come uno specchio, riflette nel mondo ciò che porta nel cuore».

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