Tzimtzum - la contrazione

Pubblicato il 9 settembre 2025 alle ore 17:12

La dottrina dello Tzimtzum

(la contrazione divina secondo la Cabala lurianica)


1) Contesto

Lo Tzimtzum è uno dei concetti più audaci e misteriosi della Cabala lurianica, elaborata da Rabbi Yitzchak Luria (l’Arizal, XVI sec.) a Safed.
La domanda che lo genera è: come può l’Infinito (Ein Sof) dar luogo a un mondo finito senza annullarlo?


2) L’Infinito e il problema della creazione

  • Prima della creazione, secondo Luria, esisteva solo Ein Sof, luce infinita senza limite né confine.
  • Ma se Dio è ovunque e tutto, non c’è “spazio” per un mondo distinto.
  • La soluzione simbolica è lo tzimtzum: l’atto per cui l’Infinito si contrae per lasciare un vuoto, uno “spazio potenziale” in cui il creato può esistere.

3) Il processo dello Tzimtzum

  1. Contrazione (tzimtzum) – Ein Sof ritira la sua luce dal “centro” per creare un “vuoto” (chalal panui).
  2. Raggio di luce (kav) – Un filo di luce divina rientra nello spazio vuoto per alimentare la creazione.
  3. Cerchi e linee – La luce prende forma in strutture concentriche e lineari, da cui emergono le Sefirot.
  4. Vasi e frantumazione (shevirat ha-kelim) – Le prime forme non reggono la potenza della luce e si infrangono. Ne derivano le qelipot (gusci), contenitori spezzati che trattengono scintille di divinità.

4) Significato spirituale

  • Non è una contrazione spaziale, poiché Dio non occupa spazio. È un paradosso simbolico: l’Infinito si nasconde a se stesso per rendere possibile l’alterità.
  • Dio non abbandona il mondo, ma si auto-occulta. Ciò spiega perché il divino può sembrare assente e perché l’uomo vive nella libertà.
  • La creazione non è esilio da Dio, ma esito della sua auto-limitazione amorosa: come un maestro che tace per permettere all’allievo di parlare.

5) Implicazioni etiche e cosmiche

  • Lo tzimtzum fonda la possibilità del libero arbitrio: se Dio fosse pienamente manifesto, l’uomo non avrebbe scelta.
  • Fondamenta della dottrina del tikkun (riparazione):
    • Le scintille cadute nei gusci aspettano di essere liberate.
    • Ogni atto giusto, ogni benedizione e ogni intenzione retta ricompone il cosmo.
  • La storia diventa il teatro della rettifica: l’uomo collabora con Dio alla restaurazione.

6) Interpretazioni

Tradizione cabalistica

  • Luria lo presenta come reale, un evento cosmico avvenuto all’inizio della creazione.
  • I discepoli (Chaim Vital) sviluppano la cosmologia dettagliata con mondi, luci, vasi e riparazioni.

Letture successive

  • Alcuni maestri (soprattutto in ambito chassidico, es. Rabbi Shneur Zalman di Liadi) sostengono che lo tzimtzum non va preso alla lettera: Dio non si è mai davvero ritirato, ma si è solo occultato alla percezione delle creature.
  • In questa visione, la contrazione è un velo cognitivo, non ontologico.

Filosofia moderna

  • Studiosi come Gershom Scholem lo vedono come una “teologia del nascondimento”: un mito che spiega l’esistenza del male e la responsabilità etica.
  • Per alcuni pensatori contemporanei (Levinas, Buber, Green), lo tzimtzum è il modello di un Dio che fa spazio all’altro, paradigma anche delle relazioni umane autentiche.

7) Simboli e immagini

  • Cerchio vuoto: lo spazio della libertà, il silenzio fertile.
  • Raggio di luce: la grazia che penetra il mondo.
  • Vasi infranti: fragilità della creazione, ma anche condizione per il molteplice.
  • Scintille: frammenti di infinito nascosti nel quotidiano.

8) Pratica spirituale

  • Contemplazione dello spazio: percepire il vuoto non come assenza, ma come presenza nascosta.
  • Consapevolezza etica: ogni azione ha valore cosmico; nel bene, l’uomo partecipa al tikkun.
  • Preghiera con kavvanah (intenzione): ricostruire i vasi con la forza del pensiero e del cuore.
  • Silenzio meditativo: imitare lo tzimtzum, farsi da parte per far emergere l’altro.

Conclusione

Lo tzimtzum è uno dei misteri più profondi della Cabala: racconta di un Dio che si ritrae per amore, che crea libertà e responsabilità.
È il dramma cosmico della presenza e dell’assenza, della luce e delle fratture, della caduta e della riparazione. Ma è anche un modello di vita spirituale: imparare a contrarsi, a cedere spazio, perché solo nel vuoto si può generare incontro, libertà e vera luce.

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