La dottrina dello Tzimtzum
(la contrazione divina secondo la Cabala lurianica)
1) Contesto
Lo Tzimtzum è uno dei concetti più audaci e misteriosi della Cabala lurianica, elaborata da Rabbi Yitzchak Luria (l’Arizal, XVI sec.) a Safed.
La domanda che lo genera è: come può l’Infinito (Ein Sof) dar luogo a un mondo finito senza annullarlo?
2) L’Infinito e il problema della creazione
- Prima della creazione, secondo Luria, esisteva solo Ein Sof, luce infinita senza limite né confine.
- Ma se Dio è ovunque e tutto, non c’è “spazio” per un mondo distinto.
- La soluzione simbolica è lo tzimtzum: l’atto per cui l’Infinito si contrae per lasciare un vuoto, uno “spazio potenziale” in cui il creato può esistere.
3) Il processo dello Tzimtzum
- Contrazione (tzimtzum) – Ein Sof ritira la sua luce dal “centro” per creare un “vuoto” (chalal panui).
- Raggio di luce (kav) – Un filo di luce divina rientra nello spazio vuoto per alimentare la creazione.
- Cerchi e linee – La luce prende forma in strutture concentriche e lineari, da cui emergono le Sefirot.
- Vasi e frantumazione (shevirat ha-kelim) – Le prime forme non reggono la potenza della luce e si infrangono. Ne derivano le qelipot (gusci), contenitori spezzati che trattengono scintille di divinità.
4) Significato spirituale
- Non è una contrazione spaziale, poiché Dio non occupa spazio. È un paradosso simbolico: l’Infinito si nasconde a se stesso per rendere possibile l’alterità.
- Dio non abbandona il mondo, ma si auto-occulta. Ciò spiega perché il divino può sembrare assente e perché l’uomo vive nella libertà.
- La creazione non è esilio da Dio, ma esito della sua auto-limitazione amorosa: come un maestro che tace per permettere all’allievo di parlare.
5) Implicazioni etiche e cosmiche
- Lo tzimtzum fonda la possibilità del libero arbitrio: se Dio fosse pienamente manifesto, l’uomo non avrebbe scelta.
- Fondamenta della dottrina del tikkun (riparazione):
- Le scintille cadute nei gusci aspettano di essere liberate.
- Ogni atto giusto, ogni benedizione e ogni intenzione retta ricompone il cosmo.
- La storia diventa il teatro della rettifica: l’uomo collabora con Dio alla restaurazione.
6) Interpretazioni
Tradizione cabalistica
- Luria lo presenta come reale, un evento cosmico avvenuto all’inizio della creazione.
- I discepoli (Chaim Vital) sviluppano la cosmologia dettagliata con mondi, luci, vasi e riparazioni.
Letture successive
- Alcuni maestri (soprattutto in ambito chassidico, es. Rabbi Shneur Zalman di Liadi) sostengono che lo tzimtzum non va preso alla lettera: Dio non si è mai davvero ritirato, ma si è solo occultato alla percezione delle creature.
- In questa visione, la contrazione è un velo cognitivo, non ontologico.
Filosofia moderna
- Studiosi come Gershom Scholem lo vedono come una “teologia del nascondimento”: un mito che spiega l’esistenza del male e la responsabilità etica.
- Per alcuni pensatori contemporanei (Levinas, Buber, Green), lo tzimtzum è il modello di un Dio che fa spazio all’altro, paradigma anche delle relazioni umane autentiche.
7) Simboli e immagini
- Cerchio vuoto: lo spazio della libertà, il silenzio fertile.
- Raggio di luce: la grazia che penetra il mondo.
- Vasi infranti: fragilità della creazione, ma anche condizione per il molteplice.
- Scintille: frammenti di infinito nascosti nel quotidiano.
8) Pratica spirituale
- Contemplazione dello spazio: percepire il vuoto non come assenza, ma come presenza nascosta.
- Consapevolezza etica: ogni azione ha valore cosmico; nel bene, l’uomo partecipa al tikkun.
- Preghiera con kavvanah (intenzione): ricostruire i vasi con la forza del pensiero e del cuore.
- Silenzio meditativo: imitare lo tzimtzum, farsi da parte per far emergere l’altro.
Conclusione
Lo tzimtzum è uno dei misteri più profondi della Cabala: racconta di un Dio che si ritrae per amore, che crea libertà e responsabilità.
È il dramma cosmico della presenza e dell’assenza, della luce e delle fratture, della caduta e della riparazione. Ma è anche un modello di vita spirituale: imparare a contrarsi, a cedere spazio, perché solo nel vuoto si può generare incontro, libertà e vera luce.
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