Il Mistero dell’Ein Sof nella Cabala Mistica
Nella tradizione cabalistica, al vertice di ogni speculazione metafisica si trova un enigma affascinante: l’Ein Sof, espressione ebraica che significa letteralmente “Senza Fine” o “Infinito”. È il principio supremo, l’Assoluto che trascende ogni limite e che nessun linguaggio può pienamente descrivere.
L’Assoluto oltre l’essere
L’Ein Sof non è un dio personale nel senso teologico comune. È piuttosto il principio senza confini, la realtà illimitata da cui tutto emana. Non può essere nominato né descritto, perché ogni nome presuppone una forma, e l’Ein Sof non ha forma. I cabalisti insegnano che persino la parola “Dio” è inadeguata per designarlo, perché ancora troppo legata alle categorie umane.
Nella visione cabalistica, parlare dell’Ein Sof significa avventurarsi oltre l’essere e il non-essere, verso una realtà che non ha principio né fine.
L’emanazione e l’Albero della Vita
Se l’Ein Sof è inconoscibile, come può l’uomo relazionarsi a esso? La risposta sta nella dottrina delle Sefirot. Dal silenzio dell’Infinito si irradiano dieci potenze o canali, i gradini dell’Albero della Vita. Queste Sefirot non sono separate dall’Ein Sof, ma sono manifestazioni progressive della sua energia, modi in cui l’Infinito si lascia intravedere nella finitezza.
In questo senso, l’universo intero è percepito come emanazione divina, un riflesso dell’Infinito che si rivela pur restando nascosto.
Il paradosso dell’occultamento
Un aspetto affascinante della Cabala è il concetto di Tzimtzum, il “ritiro” dell’Ein Sof per fare spazio alla creazione. In questo mito cosmologico, l’Infinito si contrae, lascia un vuoto apparente, e in quel vuoto si accende il mondo. La creazione non è quindi separazione da Dio, ma una danza di nascondimento e rivelazione.
Significato esoterico
Sul piano esoterico, contemplare l’Ein Sof non è un esercizio puramente speculativo: è un atto di trasformazione interiore. L’uomo che medita sull’Infinito comprende la propria condizione di creatura limitata, ma allo stesso tempo si apre a una realtà che lo trascende e lo include.
La ricerca mistica non mira a “definire” l’Ein Sof, bensì ad avvicinarsi alla sua luce senza confini, lasciando che essa illumini il cuore e dissolva i veli dell’illusione.
Conclusione
L’Ein Sof resta un mistero irraggiungibile, eppure presente in ogni cosa. È l’infinito che non si può nominare, e al tempo stesso la sorgente di ogni nome e forma. Nella prospettiva cabalistica, la vita stessa è un cammino di ritorno verso quell’Infinito: un viaggio dall’oscurità alla luce, dalla frammentazione all’unità.
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