Il mito della “razza radice”: tra esoterismo e polemiche
Origini del concetto
Nella sua opera monumentale La Dottrina Segreta (1888), Helena Petrovna Blavatsky presenta una visione cosmologica e antropologica del tutto particolare.
Secondo la sua interpretazione delle antiche tradizioni occulte, l’umanità si evolve attraverso sette “razze-radice”, ognuna corrispondente a un ciclo cosmico e a un livello di coscienza.
Questa idea, profondamente simbolica e iniziatica, intendeva descrivere non tanto popoli concreti, quanto fasi di sviluppo spirituale e psichico dell’umanità.
Le sette razze-radice
Blavatsky parla di una progressione che parte da forme quasi eteree fino a giungere all’uomo moderno:
- Prima razza: esseri di pura essenza, quasi incorporei.
- Seconda razza: forme più sottili, luminose, prive di ossa.
- Terza razza: gli abitanti di Lemuria, giganteschi e androgini, che avrebbero sviluppato la sessualità distinta.
- Quarta razza: gli Atlantidei, dotati di grande potere psichico ma caduti per abuso delle proprie forze.
- Quinta razza: l’attuale umanità, definita “razza ariana” in senso puramente esoterico (non etnico).
- Sesta e Settima razza: razze future, più spirituali, che rappresenteranno il compimento dell’evoluzione umana.
Un linguaggio simbolico
È fondamentale sottolineare che, per Blavatsky, queste “razze” non andavano intese come categorie biologiche o etniche, bensì come stadi evolutivi interiori.
La terminologia ottocentesca, oggi controversa, ha però favorito fraintendimenti e strumentalizzazioni.
Le polemiche
Il concetto di “razza ariana” usato da Blavatsky è stato oggetto di abusi ideologici nel XX secolo, reinterpretato in chiave razzista da movimenti che nulla avevano a che fare con l’intento esoterico originario.
Questo ha gettato un’ombra sul pensiero teosofico, facendo apparire come discriminatorio ciò che, in origine, voleva rappresentare una scala spirituale universale, comune a tutta l’umanità.
Interpretazioni moderne
Molti studiosi di esoterismo vedono oggi la teoria delle razze-radice come una mitopoiesi: un linguaggio simbolico per esprimere l’idea di una progressiva ascesa della coscienza.
In chiave contemporanea, esse possono essere lette come metafore:
- Lemuria e Atlantide come archetipi di civiltà interiori perdute;
- la Quinta razza come l’attuale umanità, ancora sospesa tra materialismo e risveglio;
- le razze future come speranza di una nuova epoca di armonia spirituale.
Un’eredità controversa ma fertile
Il concetto di razze-radice rimane uno dei più discussi dell’opera di Blavatsky.
Se da un lato ha ispirato riflessioni sull’evoluzione dell’anima e sulla ciclicità cosmica, dall’altro è stato distorto in chiave ideologica.
Il compito dell’esoterista moderno è distinguere la valenza simbolica e spirituale da ogni deriva storica e politica, recuperando l’essenza del messaggio:
l’umanità è unita in un cammino comune di crescita, e le sue fasi non dividono, ma preparano a una futura sintesi universale.
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