La cosmogenesi

Pubblicato il 13 settembre 2025 alle ore 05:00

La Cosmogenesi secondo Helena Blavatsky: il mistero dell’origine

Introduzione: il libro dei segreti

In La Dottrina Segreta (1888), Helena Petrovna Blavatsky traccia una grandiosa visione dell’origine dell’universo, ispirandosi agli insegnamenti occulti che affermava provenire dall’India e dal Tibet.
Questa “cosmogenesi” non è soltanto un racconto della creazione, ma una mappa metafisica che unisce filosofia, mito e spiritualità, invitando l’essere umano a riconoscersi come parte di un dramma cosmico eterno.


Il principio unico: la Realtà Assoluta

Alla base della cosmogenesi teosofica si trova ciò che Blavatsky definisce il “Principio Unico”:

  • senza inizio né fine, eterno e insondabile;
  • al di là di ogni concetto umano;
  • simile al Brahman vedantico o all’“Uno” platonico.

Questo principio è immobile e senza forma, ma da esso si irradia ciclicamente l’universo, come respiro cosmico che alterna manvantara (manifestazione) e pralaya (riposo).


Il “Grande Respiro”: cicli cosmici

Blavatsky descrive l’universo come un organismo che respira.
Ogni emanazione cosmica inizia con un “Grande Giorno” (manvantara) e termina con una “Grande Notte” (pralaya).
Questi cicli sono infiniti, e l’universo nasce e muore in eterno, senza un “inizio assoluto”.


I “Sette Stadi” della manifestazione

La creazione non avviene in un istante, ma attraverso sette fasi o “piani” che si rispecchiano ovunque: nei mondi, nell’umanità, perfino nella struttura dell’atomo.
Secondo Blavatsky, il numero sette è la chiave del cosmo: sette piani di esistenza, sette principi dell’uomo, sette ere della terra.


La Luce che diventa materia

All’inizio del ciclo attivo, dal Principio Assoluto emerge una Coscienza Primordiale, che i testi occulti chiamano “Padre-Madre”.
Da questa dualità si genera la Luce Cosmica, la sostanza primordiale che i filosofi greci avrebbero chiamato “etere”.
È da questa essenza che si differenziano le forme: prima i mondi sottili, poi la materia densa.


La gerarchia dei Costruttori

Nella visione di Blavatsky, l’universo non è creato da un dio personale, ma da una gerarchia di intelligenze cosmiche, i cosiddetti Dhyani-Chohan o “Costruttori”.
Essi sono archetipi, forze spirituali che guidano l’evoluzione dei mondi.
Sono i mediatori tra l’Assoluto e la materia, figure che ricordano gli Eoni gnostici o gli Arcangeli della tradizione mistica cristiana.


L’uomo come microcosmo

La cosmogenesi di Blavatsky non è un semplice mito della creazione: essa riguarda direttamente l’essere umano.
Ogni uomo è un microcosmo che rispecchia l’intero universo:

  • possiede sette principi, come sette sono i piani dell’esistenza;
  • attraversa cicli di incarnazione, come il cosmo attraversa i suoi manvantara e pralaya;
  • porta in sé la scintilla dell’Assoluto, destinata a risvegliarsi.

Significato esoterico

La cosmogenesi blavatskiana non intende sostituire le teorie scientifiche, ma offrire una chiave simbolica e iniziatica:

  • il cosmo non nasce dal nulla, ma da un eterno principio divino;
  • la materia è solo la forma più densa dello spirito;
  • ogni ciclo cosmico è un’opportunità di evoluzione e di ritorno alla sorgente.

Conclusione: il dramma eterno

La cosmogenesi di Madame Blavatsky è un invito a pensare l’universo come un essere vivente, animato da cicli di nascita e morte, luce e oscurità.
In questa visione, l’uomo non è un accidente, ma un partecipante consapevole del dramma cosmico eterno: la danza dell’Assoluto che si manifesta e si ritrae, senza mai esaurirsi.

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