Il serpente Uroboro

Pubblicato il 31 agosto 2025 alle ore 18:18

L’Uroboro, il serpente che si morde la coda, è uno dei simboli più profondi e arcani della tradizione esoterica. La sua immagine è semplice e primordiale: un cerchio vivente, un corpo che si chiude su se stesso, senza inizio né fine. Ma dietro questa apparente semplicità si nasconde un mistero insondabile: il segreto del tempo, della ciclicità e della rigenerazione eterna.

Il serpente che consuma e al tempo stesso genera se stesso è l’emblema della totalità. È il principio che divora ciò che ha creato, per ricrearlo ancora, come la ruota del divenire che non smette mai di girare. In lui non c’è separazione tra vita e morte, perché entrambe sono aspetti della stessa danza cosmica. L’Uroboro non muore, non nasce: si trasforma, si rinnova, è il sigillo della continuità infinita.

Nella visione alchemica, esso custodisce l’Opera al Nero e il segreto della trasmutazione. È il fuoco che brucia e rigenera, l’eterno dissolversi e ricomporsi della materia fino a che lo spirito non emerga purificato. La sua forma circolare è il ventre della Grande Madre, l’utero cosmico in cui tutte le cose sono contenute e ritornano. Guardare l’Uroboro è guardare la totalità della creazione compressa in un solo segno.

Non è un simbolo statico, ma dinamico: rappresenta l’eterno ritorno, l’alternarsi delle stagioni, la ciclicità dei mondi e delle ere. È il respiro stesso dell’universo, che inspira e poi espira, contraendosi e dilatandosi in un moto perpetuo. Nel silenzio dell’Uroboro si riflette la verità che nulla va perduto, che ogni distruzione è solo preludio a una nuova forma.

Ma l’Uroboro è anche un cammino interiore: chi lo contempla riconosce in esso la propria esistenza, fatta di cicli, di ritorni, di dissoluzioni e rinascite. È l’immagine dell’anima che, attraverso prove e metamorfosi, cerca di raggiungere l’integrità. Il suo cerchio, privo di aperture, è un invito all’unità, alla riconciliazione degli opposti, al compimento di un’opera che non ha mai veramente fine.

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