
Lo Spiritismo: tra rivelazione e pericolo occulto
Lo spiritismo è una delle pratiche più discusse del mondo esoterico. La sua storia moderna prende avvio nell’Ottocento, quando Allan Kardec, considerato il “padre” dello spiritismo codificato, raccolse e sistematizzò comunicazioni che — secondo i praticanti — provenivano dalle anime dei defunti. Kardec, con opere come Il Libro degli Spiriti, diede un’impostazione filosofica e morale a ciò che altrimenti sarebbe rimasto una curiosità da salotto o un fenomeno medianico isolato.
Secondo la sua visione, lo spiritismo non era solo contatto con l’aldilà, ma una vera e propria scienza dell’invisibile, con lo scopo di studiare la natura dello spirito, la sopravvivenza dopo la morte e il destino dell’anima.
Tuttavia, se da un lato l’approccio kardecista tende a nobilitare la pratica, dall’altro le correnti esoteriche più tradizionali mettono in guardia: aprire un varco verso mondi sottili non è mai privo di conseguenze.
L’avvertimento dell’Ordo Signorum
Secondo l’Ordo Signorum, lo spiritismo non dovrebbe mai essere considerato un gioco o un passatempo. “Non si può giocare con le forze occulte — ammonisce Salvatore Hotaru Marinò — poiché le energie evocate possono facilmente travalicare le intenzioni dell’evocatore."
Gli inesperti, in particolare, rischiano di confondere illusioni psichiche, autosuggestione e fenomeni medianici autentici, esponendosi così a inganni e squilibri energetici. Per questo, la via dell’Ordine è chiara: lo spiritismo può diventare strumento di conoscenza solo nelle mani di chi ha ricevuto una preparazione adeguata, con solide basi spirituali e protezioni rituali.
Conclusione
Lo spiritismo rimane un ponte affascinante tra il mondo materiale e quello invisibile. L’opera di Allan Kardec continua a ispirare ricercatori e studiosi dell’anima, ma il cammino non è privo di pericoli. Come ricorda l’Ordo Signorum, evocare presenze senza discernimento equivale ad aprire una porta di cui non si conosce chi varcherà la soglia.
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