L’uomo meccanico e la lotta contro l’automatismo interiore
Tra le idee più radicali e provocatorie di Georges Ivanovič Gurdjieff (1866–1949) vi è la sua definizione dell’essere umano: un uomo addormentato, che vive meccanicamente. Secondo il maestro caucasico, la maggior parte degli individui crede di essere cosciente, libero e padrone delle proprie azioni, ma in realtà si muove come un automa, guidato da abitudini, emozioni inconsapevoli e condizionamenti esterni.
L’uomo come macchina
Per Gurdjieff, l’essere umano ordinario è simile a una macchina biologica.
- Non ha unità interiore: la sua psiche è frammentata, dominata ora da desideri, ora da paure, ora da pensieri casuali.
- Non possiede volontà reale: ciò che chiama “volontà” è soltanto il risultato di impulsi momentanei.
- Vive nel sonno: anche se crede di essere sveglio, la sua coscienza è limitata, come se si muovesse in un sogno ad occhi aperti.
Un esempio classico è l’incapacità di mantenere un proposito nel tempo: oggi desideriamo una cosa, domani l’opposto, perché diversi “io” si alternano dentro di noi senza un centro stabile.
L’automatismo interiore
L’automatismo è il regno della ripetizione inconscia:
- Azioni quotidiane svolte senza attenzione.
- Reazioni emotive prevedibili a stimoli esterni.
- Pensieri che scorrono come un flusso incessante, senza che li scegliamo davvero.
Secondo Gurdjieff, questa condizione non è un difetto individuale, ma la norma dell’umanità ordinaria. La civiltà stessa si regge su uomini che vivono e muoiono senza mai risvegliarsi veramente.
La possibilità del risveglio
Nonostante la diagnosi dura, Gurdjieff non fu un pessimista. Il cuore del suo insegnamento è la possibilità di svegliarsi.
- Il primo passo è vedere la propria meccanicità, senza illusioni.
- Il secondo è coltivare l’osservazione di sé, imparando a cogliere i propri automatismi mentre accadono.
- Infine, attraverso pratiche specifiche (come il ricordo di sé e i movimenti sacri), l’individuo può costruire un centro interiore stabile, una vera coscienza capace di dirigere la propria vita.
La lotta contro se stessi
Per Gurdjieff, il cammino spirituale non è fuga dal mondo, ma lotta contro la propria inerzia interiore. Ogni momento di presenza cosciente è una vittoria contro il sonno meccanico.
Questa lotta richiede:
- Disciplina interiore, perché l’automatismo tende sempre a riprendere il sopravvento.
- Energia cosciente, coltivata attraverso pratiche che coinvolgono corpo, emozioni e mente.
- Aiuto esterno, poiché da soli è quasi impossibile vedere le proprie illusioni: servono maestri e compagni di lavoro.
Conclusione
L’insegnamento di Gurdjieff sull’“uomo meccanico” può apparire duro, ma contiene una verità universale: la libertà non è data, va conquistata.
Finché restiamo prigionieri degli automatismi interiori, non viviamo davvero: siamo vissuti. Solo l’atto consapevole di ricordarsi di sé e di osservare i propri meccanismi può aprire la strada a una vita autentica.
In questo senso, il messaggio di Gurdjieff è ancora attuale: svegliarsi significa smettere di essere una macchina e cominciare a diventare veramente uomo.
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