L'uomo meccanico

Pubblicato il 15 settembre 2025 alle ore 05:27

L’uomo meccanico e la lotta contro l’automatismo interiore

Tra le idee più radicali e provocatorie di Georges Ivanovič Gurdjieff (1866–1949) vi è la sua definizione dell’essere umano: un uomo addormentato, che vive meccanicamente. Secondo il maestro caucasico, la maggior parte degli individui crede di essere cosciente, libero e padrone delle proprie azioni, ma in realtà si muove come un automa, guidato da abitudini, emozioni inconsapevoli e condizionamenti esterni.


L’uomo come macchina

Per Gurdjieff, l’essere umano ordinario è simile a una macchina biologica.

  • Non ha unità interiore: la sua psiche è frammentata, dominata ora da desideri, ora da paure, ora da pensieri casuali.
  • Non possiede volontà reale: ciò che chiama “volontà” è soltanto il risultato di impulsi momentanei.
  • Vive nel sonno: anche se crede di essere sveglio, la sua coscienza è limitata, come se si muovesse in un sogno ad occhi aperti.

Un esempio classico è l’incapacità di mantenere un proposito nel tempo: oggi desideriamo una cosa, domani l’opposto, perché diversi “io” si alternano dentro di noi senza un centro stabile.


L’automatismo interiore

L’automatismo è il regno della ripetizione inconscia:

  • Azioni quotidiane svolte senza attenzione.
  • Reazioni emotive prevedibili a stimoli esterni.
  • Pensieri che scorrono come un flusso incessante, senza che li scegliamo davvero.

Secondo Gurdjieff, questa condizione non è un difetto individuale, ma la norma dell’umanità ordinaria. La civiltà stessa si regge su uomini che vivono e muoiono senza mai risvegliarsi veramente.


La possibilità del risveglio

Nonostante la diagnosi dura, Gurdjieff non fu un pessimista. Il cuore del suo insegnamento è la possibilità di svegliarsi.

  • Il primo passo è vedere la propria meccanicità, senza illusioni.
  • Il secondo è coltivare l’osservazione di sé, imparando a cogliere i propri automatismi mentre accadono.
  • Infine, attraverso pratiche specifiche (come il ricordo di sé e i movimenti sacri), l’individuo può costruire un centro interiore stabile, una vera coscienza capace di dirigere la propria vita.

La lotta contro se stessi

Per Gurdjieff, il cammino spirituale non è fuga dal mondo, ma lotta contro la propria inerzia interiore. Ogni momento di presenza cosciente è una vittoria contro il sonno meccanico.
Questa lotta richiede:

  • Disciplina interiore, perché l’automatismo tende sempre a riprendere il sopravvento.
  • Energia cosciente, coltivata attraverso pratiche che coinvolgono corpo, emozioni e mente.
  • Aiuto esterno, poiché da soli è quasi impossibile vedere le proprie illusioni: servono maestri e compagni di lavoro.

Conclusione

L’insegnamento di Gurdjieff sull’“uomo meccanico” può apparire duro, ma contiene una verità universale: la libertà non è data, va conquistata.
Finché restiamo prigionieri degli automatismi interiori, non viviamo davvero: siamo vissuti. Solo l’atto consapevole di ricordarsi di sé e di osservare i propri meccanismi può aprire la strada a una vita autentica.

In questo senso, il messaggio di Gurdjieff è ancora attuale: svegliarsi significa smettere di essere una macchina e cominciare a diventare veramente uomo.

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