Come sappiamo bene, Lucifero è il portatore di luce. Il problema è comprendere che significato abbia questa luce. Trattasi della luce della conoscenza del bene e del male, ovvero, in altre parole, della luce della consapevolezza. Questa luce ci porta a riflettere su un motto esoterico molto antico: NOSCE TE IPSUM, ossia conosci te stesso.
Questo è un invito alla consapevolezza interiore, cioè a cessare di riporre la nostra attenzione sul mondo esteriore, concentrandoci sul mondo interiore. Gli orientali parlano di terzo occhio, ovvero dell’occhio dell’introspezione. Essi hanno un modello divino che ricorda loro questo concetto: parliamo del dio Shiva. Egli avrebbe un terzo occhio al centro della fronte che gli conferisce dei poteri super-naturali.
L’iniziato che riceve la luce di Lucifero non deve certo pensare di diventare una sorta di dio, come Shiva, e di poter godere di super poteri. Dobbiamo però considerare che avere un elevato livello di consapevolezza conferisce dei veri e propri poteri su di sé e anche sugli altri. Il primo potere di cui l’iniziato sarebbe dotato è il massimo autocontrollo e il secondo potere è la capacità di vivere nell’adesso. Riflettiamo un attimo su questi due punti.
Noi tendiamo a parlare, pensare ed agire senza molto controllo. Sembriamo degli automi, non riflettiamo bene e agiamo seguendo i nostri istinti. Un iniziato che ha ricevuto la luce di Lucifero non si comporterà mai in questo modo. Egli è consapevole di ogni suo pensiero, di ogni sua parola e di ogni sua azione. In altre parole egli è dotato di quello che Buddha ha chiamato la retta presenza mentale. Egli è presente a se stesso e conosce ogni singolo movimento energetico che avviene al proprio interno.
Per comprendere la retta presenza mentale ti propongo un esempio molto semplice. Ti è mai capitato di guidare un’auto come un automa? Di fare un tratto di strada senza accorgertene ed a un certo punto chiederti: “Come mi ritrovo qui?”, oppure “Caspita! Ho sbagliato strada”. Ebbene, ti confesso che a me questo evento è accaduto più volte nella vita. Questo significa che quando guidavo l’auto non avevo la retta presenza mentale. Non ero presente a me stesso e non mi rendevo conto di quello che il mio corpo faceva. In altre parole, non avevo il controllo vero dei miei pensieri e delle mie azioni. Anzi, i pensieri andavano da soli, proprio come l’auto. Questo esempio ti aiuta a comprendere cosa non è la retta presenza mentale.
Un altro significato che nella filosofia buddista si attribuisce alla retta presenza mentale è la capacità di mantenere la mente libera dalla confusione e dalla brama. Dobbiamo dire che secondo il Buddha la brama sarebbe la causa della nostra sofferenza, quindi se riusciamo a liberarci da essa saremo sicuramente più felici. Dunque la luce di Lucifero rende una persona più felice oltre che più consapevole? Certo, perché la felicità è nella consapevolezza. Una persona che vive senza consapevolezza non sarà mai felice, perché sarà un automa e vivrà sempre condizionata da persone e situazioni esterne. Una persona che riesce invece ad essere consapevole si assume la responsabilità della propria vita e di quello che accade all’interno del proprio essere. Ecco che diventa una persona felice, il che non vuol dire che non vivrà momenti di dolore o di prova, ma ci sarà nella sua vita un certo rumore di fondo di felicità. La maggior parte delle persone vivono invece con un rumore di fondo fatto di insoddisfazione e dolore – il dukkha del buddismo. Quello che l’iniziato luciferino deve capire è che la luce che riceve da questa forza cosmica è per lui un bene, anche se all’inizio potrebbe trascinarlo nella sofferenza.
Perché all’inizio il soggetto potrebbe soffrire?
Perché egli sarà costretto a lavorare per cambiare la sua vita. Il cambiamento genera sofferenza, perché tutti noi abbiamo una zona confort che non ci fa crescere, che non ci permette di migliorare. Per diventare consapevoli dobbiamo abbandonare questa zona ed uscire dal nostro guscio. La luce di Lucifero ci aiuterà a capire in che modo realizzare questo passo.
L’altro punto da tenere in considerazione non è molto lontano dal concetto di presenza mentale ed è la capacità di vivere nell’adesso, nel qui e ora. Il problema qui è sul piano mentale. La nostra mente lavora continuamente andando nel nostro passato o cercando di anticipare il nostro futuro. Quanto è difficile concentrarsi sul momento presente! Nella nostra mente passano fotogrammi del nostro passato che causano delle emozioni, il più delle volte negative; questo va a generare altri pensieri negativi e così si genera un loop dal quale non riusciamo a venirne fuori. Come si può uscire da quest’impasse? Semplice: concentrandoci sull’adesso.
Propongo due esercizi semplicissimi per riuscire a vivere qualche istante o minuto nel qui e ora:
1. Il primo esercizio consiste nel riuscire a concentrarsi sul proprio respiro. Devi sederti con la schiena retta, chiudere gli occhi e semplicemente respirare lentamente. Non devi fare altro che riporre tutta la tua attenzione sul tuo respiro. In quel momento non deve esistere altro. Vedrai che ti sentirai pienamente vivo/a e vivrai per qualche istante o minuto (questo dipende da te) nell’adesso.
2. Il secondo esercizio si chiama la chiave di sol, dove sol è un acronimo che sta per soggetto, oggetto, luogo. In altre parole, devi fermarti un attimo e chiederti chi sono? (soggetto), cosa faccio? (oggetto), dove sono? (luogo). Rispondi con consapevolezza a queste domande, dopodiché riprendi a fare quello che stavi facendo. Vedrai che sarai diverso/a a livello di coscienza.
Tutte queste riflessioni e questi esercizi non fanno altro che aiutarci a conoscerci meglio, quindi a seguire il motto conosci te stesso. Devi riflettere tanto su questo motto: ti consiglio di scriverlo su un foglietto e portarlo sempre con te. Scrivilo sul cellulare, negli appunti, e ogni tanto dagli un’occhiata. Fai in modo di vedere più volte durante il giorno la scritta conosci te stesso. Questo serve a stimolarti per fare qualcosa di consapevole e per lavorare su di te.
Il lavoro di consapevolezza non deve avere un obiettivo preciso. Molti si fissano perché vogliono raggiungere il risveglio o l’illuminazione, ma io sono del parere che queste cose non esistono. L’uomo risvegliato con i super-poteri è un’idea che forse andava bene in passato, ma oggi è per me obsoleta e fallace. Puoi senz’altro vivere un risveglio spirituale, ma questo non significa che diventerai una sorta di Buddha o Cristo. Non cadere in queste illusioni, altrimenti non farai altro che essere deluso/a e ad un certo punto cesserai di camminare nel sentiero della consapevolezza e del lavoro personale/spirituale. Devi prendere consapevolezza del fatto che siamo semplici esseri umani, fatti di limiti e debolezze. Le devi accettare e le devi controllare. La luce di Lucifero ti porta a conoscere quelle verità che quasi nessuno vuole ammettere. Una di queste verità è che siamo semplici esseri umani e non possiamo diventare dèi, se non in senso simbolico. Diventare un dio può voler dire non dipendere da nessuno, non farsi condizionare dagli eventi esteri, ovvero diventare l’imperatore della propria vita, l’unico responsabile di ciò che ti accade. Un dio conosce se stesso, è pienamente consapevole di quello che fa e di quello che vuole. Un dio vive nella beatitudine e sa lottare con i suoi demoni. Quando realizzi tutto ciò potrai definirti un risvegliato, un dio in terra; ma gli altri non ti capiranno, perciò non ti converrà dirlo a nessuno. Un topo non capisce il linguaggio dell’aquila.
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